FORSE NON TUTTI SANNO CHE...

 

 
 
Particolari consuetudini riguardanti la famiglia 

- Uomini e donne 
- Il matrimonio 
- I bambini 
 
 

UOMINI E DONNE
Piuttosto basso (m.1.50-1.60), dolicocefalo, occhi e capelli neri, robusto, braccia lunghe, piedi piuttosto grandi, abituato a lavorare anche quindici ore al giorno e trasportare pesi di oltre trenta chili. Questo il ritratto dell’azteco tipico le donne di statura leggermente inferiore a quella degli uomini, avevano un fisico forte e in qualche caso particolarmente bello. Godevano di minori diritti rispetto agli uomini, ma potevano ottenere il divorzio se il marito non forniva mezzi di sussistenza, se non educava i figli, le maltrattava fisicamente o abbandonava il tetto coniugale. La divorziata poteva risposarsi scegliendo chi voleva; la vedova, invece doveva sposare un cognato o un appartenente allo stesso clan del marito. L’infedeltà coniugale della donna era punita anche con la morte, mentre l’uomo poteva essere accusato di tradimento solo se aveva una relazione con una donna sposata. Agli uomini era permesso di avere più mogli o concubine, ma in questo caso i diritti della prima moglie erano prevalenti e solo i figli  di questa ereditavano i beni del padre. 

IL MATRIMONIO
L’età del matrimonio arrivava piuttosto presto, intorno ai venti anni per i maschi e ai sedici anni per le femmine. Di solito erano i genitori a scegliere il compagno (che doveva essere di un clan diverso da quello di appartenenza) e, dopo complesse trattative concernenti la dote di entrambe, si arrivava alla cerimonia nuziale che era preceduta da lunghissimi sermoni degli anziani. Alla fine i lembi dei mantelli dei due giovani venivano annodati: erano marito e moglie. A quel punto gli sposi dovevano sottoporsi a quattro giorni di penitenza e di digiuno prima di potersi appartare nella propria capanna. 

I BAMBINI Quando una donna si accorgeva di essere incinta comunicava la notizia al suo clan e a quello del marito che organizzavano una grande festa in onore del bambino. Una cerimonia dello stesso tipo si svolgeva all’approssimarsi della nascita quindi una donna veniva affidata ad una  levatrice che la sottoponeva a massaggi e bagni di vapore per preparare il travaglio. Nato il bambino, i genitori chiamavano il sacerdote affinché consultasse i libri sacri, scoprisse quale destino gli dei avevano riservato al piccolo e quale fosse il momento migliore per assegnargli un nome. L’educazione dei bambini era affidata sia ai genitori che alla scuola, dove gli anziani del clan provvedevano a istruirli sulla storia della tribù, sui principi religiosi e sull’uso delle armi. Appena l’età lo permetteva, i bambini dovevano aiutare i genitori impegnati nel lavoro dei campi, svolgere piccoli lavori, raccogliere legna o altro.