IL CULTO DEI MAYA

 

 
 
I Maya concepivano l’universo come una serie di stati: tredici cieli e nove regni sotterranei fra i quali era posta la terra, immaginata come una superficie piatta quadrangolare, percorsa dall’asse del sole. Al centro demografico della terra cresceva un enorme albero di ceiba (pianta della stessa famiglia dei baobab) che affondava le sue radici nei nove livelli del mondo sotterraneo, attraversando con il tronco e le radici, i tredici cieli, ciascuno occupato da una divinità. Ai punti cardinali, simbolizzati da un colore (bianco il nord, nero l’ovest, giallo il sud, rosso l’est) si trovavano quattro divinità, vecchie e barbute, che sostenevano il cielo con le braccia e altri quattro alberi di ceiba, su ognuno dei quali nidificava un uccello dal piumaggio corrispondente al colore dell’orientamento. La superficie terrestre si immaginava posta sul dorso di un immenso alligatore mentre il cielo si pensava percorso da un serpente bicefalo (a due teste) con il corpo trapunto di stelle. In questo universo il cui tempo, spazio, mondo fisico e mondo soprannaturale erano una cosa sola, gli uomini comuni non erano in grado di interpretare la volontà degli dei che erano tanti e identificabili con le forze della natura. Come le forze della natura, che possono essere benefiche o nocive, favorevoli o contrarie, esistevano nel pantheon maya "divinità buone" che portavano pioggia, facevano crescere il mais, assicuravano prosperità e "divinità cattive" che provocavano carestie e siccità, causavano la morte, scatenavano guerre. Ed ecco allora Kinich Ahau, il potente dio del sole; Ah Mun, il giovane dio del mais; Chiac dalle zanne ricurve, padrone della pioggia; oppure Ah Puch, il "signore della Morte". C’erano anche divinità particolari che presiedevano alla caccia, alla pesca, alla poesia, alla musica, alla medicina, al parto e persino al suicidio. Tutti questi esseri soprannaturali venivano rappresentati con un curioso miscuglio di tratti umani (antropomorfismo) e animali (zoomorfismo): uomini con il corpo di serpente o di alligatore, uccelli dalla testa umana, testuggini con il guscio a somiglianza di un volto.