Durante il secolo XV la politica del mondo
antico cambiò radicalmente aspetto: antiche civiltà si estinsero, altri imperi
sorsero, popolazioni nomadi entrarono in contatto causando conseguenze
distruttive. L'avvenimento più importante di questo periodo fu la caduta
dell'Impero Bizantino sopravvissuto quasi mille anni in più rispetto alla parte
Occidentale. Costantinopoli era rimasta l'ultimo baluardo della civiltà romana
in Oriente, un cuore rimasto miracolosamente vivo in un corpo enorme da lungo
tempo cadavere. Le fonti commerciali della città venivano lentamente sottratte
dai genovesi e dai veneziani che, avendo insediato parecchi avamposti
bizantini, avevano costruito una fittissima rete commerciale con le popolazioni
orientali. Costantinopoli accusò un ulteriore colpo gravissimo quando
l'acclimatazione del baco da seta in Italia le tolse l'antico monopolio di quel
prodotto; basti pensare che nel 1400 essa era ormai una città spopolata e
immiserita, dove gli edifici cadevano in rovina e circolava una moneta di
pessima qualità. Quello che sarebbe stato il corpo finale fu infierito
dall'invasione dei Turchi Ottomani che con un'irresistibile avanzata nel 1354
invasero la Penisola Balcanica e dopo aver conquistato Adrianopoli e alcuni
stati del sud est europeo arrivarono ad insediare le porte della capitale
bizantina. Sembrava che nulla potesse fermare l'irruenza ottomana e che il
destino di Costantinopoli fosse ormai segnato. Ma almeno per il momento non fu
così. La penetrazione ottomana in Occidente fu bloccata dalla nascita di un
grande impero Orientale; l'artefice di questa impresa fu Tamerlano( Timur lo
zoppo) il capo di una tribù mongola che guidò il suo popolo alla conquista di
un'enorme impero che si estendeva fino all'India, al Mediterraneo. Lo scontro
decisivo tra le armate di Tamerlano e quelle ottomane avvenne nel 1402 ad
Ankara dove gli ottomani subirono una disfatta e si disgregarono rapidamente.
Tamerlano era sì un guerriero abile e coraggioso, ma a differenza di Gengis
Khan non aveva la tempra dell'uomo di governo così che alla sua morte, avvenuta
nel 1405, l'impero da lui edificato si sfasciò. Approfittarono di questa
insperata circostanza gli ottomani che sotto la guida di Murad II riedificarono
dalle ceneri la loro potenza: sicuri che Costantinopoli non avrebbe resistito
ad un'altra invasione decisero di intraprendere l'espansione verso l'Europa. Il
timore si diffuse alla corte bizantina e l'imperatore Giovanni VIII Paleologo
cercò di correre ai ripari, recandosi in Italia in cerca dell'aiuto dei
cristiani d'Occidente. L'unica merce che egli poteva barattare in cambio
dell'aiuto militare era la sottomissione della chiesa di Costantinopoli al papa
di Roma: un'idea che solo pochi anni sarebbe sembrata sacrilega ora con i
Turchi alle porte poteva anche essere ragionevole. Il popolo non condivideva
affatto la scelta del suo sovrano, ed erano molti coloro che preferivano
combattere piuttosto che sottomettersi
ai cattolici. Malgrado ciò l'unione tra le
due chiese fu proclamata a Firenze nel 1439. L'evento celebrato festosamente in
tutta Italia non servì a salvare Costantinopoli. Da una parte le autorità
politiche dell'Occidente erano venute a conoscenza che quell'atto così
disperato che vedeva la chiesa bizantina sottomessa a quella di Roma non
corrispondeva affatto ad una convinta adesione dell'intero popolo, ma bensì ad
un estremo tentativo allo scopo di salvarsi dalla dominazione ottomana.
Dall'altra le grandi potenze europee stavano
vivendo realtà diverse: la Francia e l'Inghilterra erano stremate a causa della
Guerra dei Cent'anni che le aveva viste in contrasto; l'Italia era divisa in
tanti piccoli staterelli come d'altronde la Germania. Addirittura il Papa, la
cui autorità era impressionatamente decaduta rispetto al tempo in cui bastava
una sua sola parola per bandire una crociata.
Gli ottomani erano inesorabili, le loro
manovre formidabili; nel 1444 Murad II sconfisse un'armata composta da Serbi,
Ungheresi e Polacchi nella battaglia, dove morì il re Ladislao II di Polonia.
L'esercito ottomano poteva vantare sia di un enorme numero di soldati: circa
200,000 uomini contro appena 12,000; sia di un ingente quantità di macchine da
guerra, un'artiglieria moderna e potente che non poteva essere comparata alle
primitive armi medievali dei bizantini (frecce, lance, catapulte...). Anche per
quanto riguarda la flotta gli ottomani erano superiori: per ogni nave bizantina
c'erano 15 navi da guerra nemiche.
Dopo un lungo assedio le mura della città
caddero sbriciolate dall'artiglieria, nella mattina del 29 Maggio 1453
Costantinopoli fu espugnata. Costantino XI, ultimo imperatore, perì in
battaglia come aveva fatto il suo popolo; pochi giorni prima aveva risposto
così ad un inviato di Maometto (sultano turco succeduto a Murad) che gli
chiedeva la resa: "Darti la città non dipende né da me né da alcun altro
dei suoi abitanti; tutti noi infatti siamo pronti a morire per decisione
comune, presa di nostra spontanea volontà e non risparmieremo la vita".
Gli abitanti furono massacrati. La chiesa di
Santa Sofia fu trasformata in moschea. Costantinopoli fu ora chiamata anche Istanbul
e divenne la base sulla quale gli ottomani costruirono il loro potenza
marittima.
Scomparve così l'Impero Bizantino, diretto
erede dell'Impero Romano d'Oriente, e scomparve con esso una delle più grandi
civiltà della storia, mentre si consolidava l'Impero Ottomano destinato
anch'esso a lunga vita (cessò di esistere solo nel 1922 dopo la Prima Guerra
Mondiale).
La conquista ottomana di Costantinopoli
determinò uno sbarramento alla penetrazione veneziana e genovese nel
Mediterraneo Orientale e nel Mar Nero. Più duramente colpita dal crollo della
sua preziosa ma debole alleata, Venezia cercò di adattarsi alla nuova
situazione e iniziò immediatamente trattative con i nuovi padroni del Bosforo.
Già nel 1454 Venezia riuscì a ottenere alcuni vantaggi commerciali e il
permesso di ottenere un ambasciatore a Costantinopoli: segno evidente della sua
potenza, ma anche del fatto che gli stessi turchi non erano del tutto disinteressati
a trafficare con i cristiani. Tuttavia, malgrado queste piccole aperture di
città italiane non furono più in grado di muoversi in quel settore del
Mediterraneo con la stessa libertà di prima, e questo, come vedremo, fu
l'inizio del loro declino.
Del resto Maometto II non nascondeva il sogno
di nuove conquiste, come mostrava l'intraprendenza della sua flotta. Nel 1480 i
turchi sbarcarono addirittura in Puglia e occuparono la città di Otranto,
massacrandone gli abitanti. L'evento suscitò apprensione nell'Italia
Meridionale ma sollievo nel resto della penisola: a Firenze come a Venezia
infatti non dispiaceva che il re di Napoli avesse qualche preoccupazione di
più. La morte di Maometto II, nel 1481, e la lotta di successione che si aprì
alla corte ottomana alleggerirono tuttavia la pressione sull'Italia.
La nascita dell'Impero Ottomano spinse gli
europei a cercare nuove vie di comunicazione con l'Oriente.