Mentre nel Mediterraneo orientale si fronteggiavano il mondo cristiano e il mondo turco in altre aree geografiche cominciava l'era delle grandi scoperte geografiche . Gli europei ,spinti a cercare nuove vie di comunicazione , iniziarono a prendere in considerazione la possibilità di circumnavigare l'Africa , alla ricerca di una via per l'Oriente .Queste esplorazioni culminarono nel 1488 con il viaggio di Bartolomeo Diaz fino alla punta sud del continente (Capo di Buona Speranza) . Protagonista dei viaggi d ' esplorazione fu la caravella , nave portoghese veloce e di grande maneggevolezza .Ma la conquista europea d’alto mare non si spiega solo con fattori tecnici; dipese anche da condizioni politiche e da necessità economiche legate alla formazione delle grandi monarchie nazionali.
L'era delle grandi scoperte geografiche si aprì con la più importante di tutte, quella dell'America , ad opera di Cristoforo Colombo(1492) .
L'AVVENTURIERO ALLE PRIME ARMI
Il padre era tessitore e si crede che la prima attività di Colombo, in giovane età, sia stata proprio il commercio di tessuti . I suoi viaggi come mercante segnarono molto probabilmente l'inizio della sua carriera di navigatore . Intorno al 1470 compì il suo primo viaggio all'isola di Chio, nel mare Egeo, e nel 1476 si imbarcò su un convoglio di navi diretto in Inghilterra. Si tramanda che la flotta fu attaccata dai pirati al largo della costa portoghese e la nave a bordo della quale viaggiava Colombo fu affondata e che per trarsi in salvo avrebbe dovuto nuotare fino alla costa . Nello stesso anno Colombo si stabilì a Lisbona , dove suo fratello Bartolomeo lavorava come cartografo . Nel 1479 sposò la figlia del governatore dell'isola di Porto Santo, Felipa Moniz Perestrello . La coppia ebbe un unico figlio , Diego Colombo , che nacque l'anno successivo al matrimonio.
Gli anni passati in Portogallo furono decisivi per il navigatore , dove concepì il suo progetto di andare a Oriente navigando per l'Occidente . Lì fece anche esperienze nautiche nell'Atlantico , che si verificheranno preziose per realizzare la sua impresa .
Queste esperienze e le notizie che aveva raccolto negli ambienti marinari ,circa l’esistenza di terre occidentali ,lo indussero a formulare un progetto di navigazione atlantica verso l’Asia ,anzi verso quelle sue regioni estreme ,di cui aveva sentito parlare a Scio e che egli ,sicuro della sfericità della terra ,riteneva di poter raggiungere procedendo verso Ovest .Egli pensava inoltre che la terra fosse del 25% più piccola di quanto all’epoca si credeva e che fosse occupata per la maggior parte da terre emerse sottopose allora l’ambizioso progetto al re Giovanni II ,che però rifiutò di finanziare la spedizione proposta dal genovese .La sua spedizione fu respinta da una commissione marittima reale perché i suoi calcoli erano ritenuti sbagliati e, probabilmente, anche perché i navigatori portoghesi erano sul punto di trovare una via marittima per giungere in Asia circumnavigando l’Africa. Il futuro ammiraglio lasciò il Portogallo, pare di nascosto, con l’intento di sottoporre il suo progetto ai sovrani dello stato spagnolo, che da poco si stava costituendo, grazie all’unione dei due regni di Aragona e di Castiglia. Qui il suo progetto ottenne il sostegno di numerose personalità di spicco, che nel 1486 gli assicurarono un incontro con Isabella I, regina di Castiglia. Come già era accaduto in Portogallo ,anche in Spagna la commissione che aveva il compito di valutare i progetti esplorativi respinse il suo piano, secondo i quali occorreva offrire una base teorica all’idea della navigazione verso Occidente ,risalendo alla Bibbia ,agli autori classici e ai padri della Chiesa ;al riguardo Colombo dovette ,come si suol dire ,farsi una cultura .Colombo continuò nonostante tutto a sostenere il suo progetto e alla fine fu premiato :nel 1492 Ferdinando II e Isabella accettarono di finanziare la sua spedizione. Il contratto stipulato con i regnanti stabiliva che Colombo sarebbe diventato viceré di tutti i territori scoperti. Gli fu inoltre assicurato un titolo ereditario e il 10% di tutti i metalli preziosi nelle terre che sarebbe stato in grado di conquistare per la Spagna.
I quattro
viaggi, dal primo, trionfale, all’ultimo, finito malamente sulle coste della
Giamaica .
PRIMO VIAGGIO
Poche righe :"Partimmo venerdì 3 agosto 1492 ,alle otto ,dalla barra di Saltés ,e andammo con forte virazione fino al tramonto verso il sud per 60 miglia…". Così nel giornale di bordo del primo viaggio verso il nuovo mondo Colombo ricorda l’inizio dell’impresa da lui vagheggiata: giungere in Oriente navigando verso Occidente.
La spedizione era composta dalla Santa Maria, una nave lunga 30 m, comandata dallo stesso Colombo, e da due piccole caravelle, la Pinta e la Nina, lunghe 15 m ciascuna, comandate rispettivamente da Martin Alonso Pinzòn e da suo fratello Vicente Yanez Pinzòn. L’equipaggio era composto da circa 90 uomini. Dopo appena tre giorni dalla partenza un danno all’albero della Pinta impose una sosta alle isole Canarie. Il 6 settembre le tre navi ripresero il mare. Colombo mantenne la prua verso occidente fino al 7 ottobre quando, su consiglio di Martin Pinzòn, decise di dirigersi verso sud-ovest. Nel frattempo cresceva il malcontento e la sfiducia dell’equipaggio nei confronti del proprio comandante il cui progetto, col passare del tempo, sembrava sempre più fallimentare.
Proprio quando ormai si stavano perdendo le speranze, all’alba del 12 ottobre 1492, la terra fu avvistata e, nel corso della mattinata, la spedizione sbarcò a Guanahanì, un’isola delle Bahama. Di fronte a un gruppo di indigeni sbalorditi, Colombo si affrettò a ribattezzarla San Salvador, dopo averne preso ufficialmente possesso a nome del re e della regina di Spagna (studi recenti sostengono invece che il teatro del primo sbarco sia stato in realtà la piccola isola di Samana Cay). Gli uomini del Vecchio Mondo entravano così in contatto con gli uomini del Nuovo Mondo, visti come abitanti di un altro pianeta, di un Eden perduto: "Vanno tutti nudi come mamma li partorì, comprese le donne…", scrive Colombo, proponendo uno schema descrittivo che conoscerà una duratura fortuna.
Ripresero il viaggio verso sud nella convinzione, confortata dalla longitudine e dai tempi di navigazione previsti alla partenza, di aver toccato l’isola di Cipango (il Giappone descritto da Marco Polo nel Milione, uno dei testi consultati da Colombo per progettare la sua impresa) .Nelle settimane successive le tre navi approdarono nell’attuale Cuba, che Colombo chiamò Juana, e a Hispaniola (oggi divisa tra la Repubblica Dominicana e Haiti).
Nel mese di dicembre la Santa Maria fece naufragio al largo di Hispaniola. Con i resti del relitto fu costruito un fortino, chiamato La Navidad, che fu affidato a una guarnigione formata da 40 uomini. La Nina, comandata da Colombo, e la Pinta iniziarono il viaggio di ritorno nel gennaio del 1493 e raggiunsero la Spagna nel marzo successivo. L’accoglienza dei monarchi fu entusiastica e
Colombo si vide confermare i riconoscimenti garantiti dal suo contratto.
SECONDO VIAGGIO
Ben presto iniziarono i preparativi per un secondo viaggio che avrebbe dovuto proseguire e completare la ricognizione delle Indie, ma soprattutto porre i presupposti per uno stabile insediamento coloniale in quei territori. Furono allora allestite ben 17 navi cariche di sementi di grano e delle principali specie animali (cavalli, mucche, pecore, galline e maiali) allora inesistenti nel continente americano. Sulla flotta si imbarcarono fra le 1.300 e le 1.500 persone, compresi 20 cavalieri, 12 frati e un certo numero di fabbri, carpentieri, muratori e così via.
Accompagnato anche dal figlio maggiore, Diego e dai fratelli Bartolomeo e Giacomo e da alcuni religiosi, dopo essere salpato da Cadice il 25 settembre 1493 e aver fatto nuovamente scalo alle Canarie, l’ammiraglio ordinò questa volta di far rotta un po’ più a sud dell’anno precedente. Ciò gli permise di sbarcare nelle isole di Dominica, Guadalupa e Antigua. Quando il 27 novembre la spedizione riuscì a raggiungere nuovamente La Navidad, Colombo dovette constatare che le fortezza era stata bruciata e che i coloni da lui lasciati ad Haiti durante il primo viaggio erano stati uccisi dagli indigeni stanchi delle loro continue razzie di oro e di donne. L’ammiraglio decise perciò di creare un nuovo insediamento, più a est, scegliendo un promontorio, situato in una baia incantevole, al cui centro fece edificare la colonia di Isabella, servendosi delle pietre fornite da una cava vicina. Iniziò allora alcune spedizioni volte a conoscere l’entroterra. Quando Colombo ritornò, il 29 settembre successivo, nella colonia di Isabella, la trovò minata dai contrasti interni, che avevano già spinto molti coloni a ritornare in Spagna. Il viceré del Nuovo Mondo fu costretto ad affrontare gli indigeni, la cui iniziale, spontanea amichevolezza si era trasformata in ostilità a causa della brutalità degli europei. Colombo li sottomise con le armi nel marzo del 1495 e molti di loro furono inviati in Spagna come schiavi. Nell’ottobre del 1495 giunse nella colonia di Isabella una commissione d’inchiesta inviata dai monarchi spagnoli. Le critiche mosse contro la gestione della colonia spinsero il genovese a fondare una nuova capitale, che chiamò Santo Domingo e, dopo aver affidato il comando al fratello Bartolomeo, a far ritorno in Spagna. Presentandosi direttamente a Ferdinando e Isabella, fu scagionato dalle accuse più gravi. I sovrani gli promisero che avrebbero finanziato una nuova spedizione, che fu organizzata però solo due ani dopo.
TERZO VIAGGIO
Il 30 maggio 1498 alla testa di 333 coloni, di cui 30 donne, Colombo fa rotta sulle indie per la terza volta. Metà della flotta si diresse subito verso Haiti, tenendo la rotta messa a punto nel corso del secondo viaggio; mentre le altre navi, guidate da Colombo, si spinsero più a sud, fino alle isole del Capo Verde, per dirigersi poi a occidente e approdare, alla fine di luglio, all’isola di Trinidad, così chiamata in onore della Santa Trinità. Da qui proseguì fino ad avvistare le coste dell’attuale Venezuela. Veleggiando sempre verso sud, seguendo la costa del Sud America, raggiunse l’estuario del fiume Orinoco, dove sbarcò con un manipolo di marinai. Nel suo diario di bordo scrisse di aver raggiunto un "otro mondo", in un "nuovo emisfero, ignoto agli Antichi" e si chiese se l’imponente fiume del quale aveva scoperto la foce non provenisse dal Paradiso Terrestre.
Tornato a Santo Domingo, Colombo trovò nuovamente una parte dei coloni in rivolta contro il fratello. Riuscì a sedare la ribellione e a convertire parte degli indigeni alla religione cristiana. Nel frattempo i suoi nemici in Spagna erano riusciti a convincere Ferdinando e Isabella che Hispaniola aveva bisogno di un nuovo governatore. Nel maggio del 1499 Colombo fu rimosso dal suo incarico e sostituito da Francisco de Bobadilla, un ispettore governativo dotato di pieni poteri. Il nuovo governatore raggiunse i Caraibi il 23 agosto del 1500. Mise in catene i tre fratelli Colombo e li rispedì in Spagna. Qui l’ammiraglio fu liberato e ricevuto dai sovrani, ma gli vennero sospese le prerogative di viceré e di governatore. L’ottimo governatore aveva mostrato di essere un pessimo politico.
QUARTO VIAGGIO
Nonostante il suo ruolo così gravemente ridimensionato, nel 1502 Colombo riuscì ad allestire un’altra flotta per cercare di individuare il passaggio verso l’Oceano Indiano che riteneva situato tra il continente meridionale e Cuba, quella Cuba che egli continuava ostinatamente a considerare una penisola dell’Asia sudorientale. La quarta e ultima spedizione era composta soltanto da quattro piccole navi e 135 uomini, tra cui il figlio naturale di Colombo, Fernando, allora appena tredicenne e l’onnipresente fratello Bartolomeo. Partite da Siviglia il 3 aprile 1502, le navi salparono da Cadice all’inizio di maggio per raggiungere le Grandi Antille a fine giugno.
Colombo gettò l'ancora nel porto di Santo Domingo dove, nonostante l'imminente arrivo di un uragano, gli fu negato l'accesso al porto. La fortuna lo aiutò un'altra volta: la tempesta che seguì risparmiò Colombo ma distrusse quasi completamente la flotta che riportava in patria alcuni dei suoi peggiori nemici, tra i quali lo stesso Bobadilla, che nel frattempo era stato sostituito da Nicolas da Ovando nel comando della colonia. L'unica nave superstite fu quella che trasportava l'oro che spettava a Colombo. Dopo aver completato le riparazioni necessarie, il genovese navigò nelle acque antistanti l'Honduras da dove, per altri sei mesi, cercò verso sud il passaggio che non avrebbe mai trovato.
Nel resoconto di quest'ultimo viaggio spiccano accenti febbrili. I ragionevoli obiettivi e progetti dei primi anni si sono trasformati in vere e proprie ossessioni.
In aprile riprese, con tre caravelle, l'esplorazione delle coste dell'istmo di Panama fino al golfo di Darien, alla ricerca di giacimenti auriferi, finché, rimasto con due sole navi, preferì far rotta verso le Grandi Antille(16 aprile 1503) naufragando, alla fine di giugno, sulle coste della Giamaica. Martoriato da una dolorosa artrosi alle gambe, Colombo rimase un anno su quella costa inospitale a fronteggiare la ribellione di gran parte dei suoi uomini, sedata solo dall'arrivo di una missione di soccorso inviatagli da Nicolas de Ovando, sollecitato dai fedelissimi Bartolomeo Fieschi e Diego Mendez, che avevano compiuto in canoa la traversata dell'ampio seno di mare che li separava da Hispaniola.
Il 7 novembre 1504 la spedizione raggiunse la Spagna. Dopo quel giorno Colombo non avrebbe mai più navigato.
Gli ultimi mesi della sua vita furono segnati dalla malattia e dai fallimentari tentativi di farsi restituire da re Ferdinando i privilegi di un tempo. Il grande navigatore morì il 20 maggio del 1506 a Valladolid. Le sue spoglie furono prima sepolte a Siviglia, poi trasferite a Santo Domingo, e in seguito all'Avana, a Cuba. Nel 1899 furono riportate definitivamente a Siviglia.