La medicina si confronta con l'epidemia
La comparsa dell’epidemia (1347-1350) segnò subito una nota sconfitta alla medicina del tempo che nulla poteva contro il terribile male: mancavano le conoscenze e le attrezzature adatte. I grandi medici di Salerno e Parigi non sapevano come comportarsi, tutto ciò che sapevano derivava dalla medicina araba e da quella antica; a seconda di quale 'credo' il medico seguisse cambiavano i metodi di cura e di diagnosi.
Secondo Ippocrate e Galeno (medicina antica), seguiti a Salerno, la peste era una malattia dell’aria e si trasmetteva tramite il respiro. Si collegava alla teoria umorale tanto che alcuni medici credevano che fosse perennemente nell’aria e che si venisse colpiti dallo spirito venefico solo quando gli umori del corpo umano erano in subbuglio.
La teoria araba era di tipo astrologico: la peste giungeva quando la posizione dei cinque astri maggiori era nefasta; il celeberrimo medico dei Papi Guido di Chaviliac la spiegò come congiunzione astrale di Giove, Marte e Saturno nel segno dell’Acquario.
Si credeva che il male giungesse quando lo spiritus infetto usciva da un appestato in punto di morte colpendo i presenti; già alcuni medici medioevali si resero conto che il sopraggiungere della malattia era legato alla sporcizia ed alla 'putredine', provvedimenti di prevenzione furono anche presi da governi quali quello veneziano: le cure erano composte da classici salassi, da particolari diete e privazioni.
La peste era un male d’aria: proibito stare in ambienti aperti e molto aerati, divieto di fare fatiche (si respira di più).Si pensava inoltre che fosse un male legato alla putredine e dall’umidità: perciò fu proibito mangiare pesce, e gli altri cibi erano ritenuti migliori se fritti; andavano poi usati in abbondanza sali (qualità conservanti), limone e aceto con le loro qualità di astringenti e rinfrescanti. Seguivano poi i salassi, la cosiddetta 'medicina universale' (legata agli umori) e le purghe, purificatori universali.
Data però la grave carenza in conoscenza medica si ricorreva spesso all’uso di talismani e incantesimi, che si pensava tenessero lontana la malattia.