I PENSIERI

I Pensieri presentano la concezione pascaliana dell’uomo e di Dio. L’uomo si trova in posizione intermedia tra l’infinitamente grande e l'infinitamente piccolo.

"Che cos’è, in fondo, l’uomo nella natura? Un nulla rispetto all’infinito, un tutto rispetto al nulla, un che di mezzo tra il tutto e il nulla".

Nel fatto di essere un nulla rispetto all’infinito consiste la MISERIA dell’uomo, cioè la sua debolezza, la sua incapacità di resistere alle passioni, la sua stessa incapacità di conoscere. A questo proposito Pascal fa valere le argomentazioni a favore dello SCETTICISMO attinte da Montaigne: le opinioni degli uomini sono tutte relative, lo stesso concetto di giustizia muta continuamente, a seconda dei tempi e dei luoghi: " non si vede nulla di giusto o di ingiusto che non muti qualità con il mutare del clima ; tre gradi di latitudine sovvertono tutta la giurisprudenza, un meridiano decide della verità; nel giro di pochi anni le leggi fondamentali cambiano. Singolare giustizia, che ha per confine un fiume! Verità al di qua dei Pirenei, errore al di là".

Ma, in quanto pensiero, l’uomo è incomparabilmente al di sopra di tutte le realtà materiali, ed in questo consiste la sua grandezza:

"l’uomo non è che una canna, la più fragile della natura; ma una canna che pensa. Non occorre che l’intero universo si armi per annientarlo; un vapore, una goccia d’acqua bastano ad ucciderlo. Ma, quando pure l’universo lo schiacciasse, l’uomo sarebbe sempre più nobile di quel che lo uccide, perché sa di morire, sa la superiorità che l’universo ha su di lui, mentre l’universo non ne sa nulla".

In questa contrapposizione tra la corporeità e la spiritualità riappare un po' del dualismo cartesiano tra corpo ed anima, res extensa e res cogitans.

Un’altra famosa riflessione relativa all’uomo è quella sul DIVERTIMENTO (divertissement). Gli uomini, secondo Pascal, cercano il divertimento, le distrazioni, per dimenticare la propria miseria; in questo però trovano la loro più grande miseria perché li distrae, cioè li distoglie(dal latino de-vertere, volgere lontano da qualcosa) dalla considerazione di ciò che realmente essi sono sviandoli dalla salvezza. "L’unica cosa - scrive Pascal- che ci consola nelle nostre miserie è il divertimento, e intanto questa è la maggiore tra le nostre miserie. Perché è esso che ci impedisce principalmente di pensare a noi e ci porta inavvertitamente alla perdizione". L’alternativa è la fede.

Pascal ha una concezione puramente matematistica della ragione e una concezione puramente fideistica della religione. Da ciò deriva il suo rifiuto della metafisica, cioè di tutti i tentativi razionali di dimostrare l’esistenza di Dio, e la contrapposizione ad essa del contenuto della rivelazione cristiana ridotto a due dogmi essenziali: il peccato originale e la redenzione.

Il Dio del cristianesimo è il Dio che va verso gli uomini, si fa lui stesso uomo ed affronta la morte in croce per redimere l’uomo dal peccato originale, per assicurargli la vita eterna. Solo questo Dio, secondo Pascal, "riempie di sé l’anima e il cuore di coloro che egli possiede, fa loro sentire interiormente la loro miseria e la sua infinita misericordia, li colma di umiltà, di gioia, di fiducia, di amore; li rende incapaci d’altro fine che non sia lui medesimo".

Il "Dio dei Filosofi", di cui parla Pascal, è soprattutto il Dio di Cartesio. Di Cartesio, infatti, Pascal dice che "in tutta la sua filosofia avrebbe voluto poter fare a meno di Dio, ma non ha potuto evitare di fargli dare un colpetto al mondo per metterlo in moto; dopo di che non sa più che farsi di Dio", e del deismo egli afferma che è "tanto lontano dalla religione cristiana quanto l’ateismo". Ma da questa condanna del deismo cartesiano Pascal passa alla condanna di qualsiasi metafisica: infatti afferma che "non solo è impossibile, ma è inutile conoscere Dio senza Gesù Cristo".

La religione, secondo Pascal, si regge non su prove razionali, cioè filosofiche, ma solo su prove storiche e morali, quali l’avverarsi delle profezie, i miracoli, la testimonianza dei martiri, il sentimento di consolazione offerto dalla fede e dall’amore per Dio, accessibili tutte non alla "ragione" ma al "cuore". Va aggiunto però che Pascal non pensò mai che la fede fosse in contrasto con la ragione.

Un esempio caratteristico del procedimento impiegato da Pascal nella sua apologia del cristianesimo è quello della scommessa. . Secondo Pascal la ragione non ha motivi sufficienti né per affermare né per negare l’esistenza di Dio. In queste condizioni l’uomo ha convenienza a "scommettere" a favore dell’esistenza di Dio, perché in caso di perdita perderebbe solo dei beni finiti, quali sono i piaceri mondani, mentre in caso di vincita guadagnerebbe invece un bene infinito come la beatitudine eterna. Se invece scommettesse contro l’esistenza di Dio, cioè decidesse di vivere come se Dio non esistesse, guadagnerebbe solo beni finiti mentre in caso di perdita perderebbe un bene infinito. Un elementare calcolo delle probabilità e dei rischi consiglia dunque di scommettere sull’esistenza di Dio.

Le Provinciali